Autodafè

6 marzo 2008

Era stato davanti ad un piatto indiano che mi aveva detto che qualche sera prima aveva rincontrato un mio vecchio amore di liceo. Ma era anche un po’ un suo vecchio amore, e mentre intingevo un pezzo di naan in una salsa color arancio mi aveva chiesto –arrossendo, di certo per le spezie del curry- se non mi sembrasse divertente quel ritorno inaspettato. Le avevo rivisto addosso lo sguardo di qualche anno fa, che era più ingenuo e anche un po’ più spensierato. L’avevo rivista leggera come quando passava le ore di giugno sdraiata in un parco a leggere romanzi, e a sera tarda camminava, rideva e ascoltava il suono delle fontane. Mi è sembrato che anche lei fosse tornata in quell’istante: era stata lontana in questi ultimi tempi, sempre con gli occhi altrove, anche quando fumavamo affacciate alla stessa finestra. Avevo pensato anch’io, allora, che P. ed Il-Vecchio-Amore forse erano proprio fatti l’una per l’altro, e già me li immaginavo passeggiare vicini: lui e il suo montgomery blu, lei graziosa e spettinata, ed un giornale in una tasca –non so di chi, perché loro due i giornali se li erano sempre scambiati, erano una scusa per incontrarsi nei pomeriggi domenicali di sole-. 

Scusami P., è che anch’io ci ho creduto, e quando mi hai raccontato con la voce disillusa che non ti ha riaccompagnata a casa l’altra sera, dopo il cinema, mi sono rivista cadere addosso storie vecchie e noiose, immagini già viste che mi hanno un po’ nauseata. L’hai salutato, orgogliosa, dicendo soltanto “Chiamo un taxi”. Ora ci ridi su, con il sarcasmo come un rimmel sugli occhi, però al suo sms hai risposto. Mentre me lo confessi ti senti una bambina. “Com’è che lo chiamavamo al liceo? Doveva essere un soprannome ridicolo…” 

E in fondo perché no? Perché non rispondere? Perché non continuare a pensare che forse, solo forse, ci saranno davvero, un giorno, un montgomery, un giornale e voi due a camminare? O se non sarà lui un altro, un altro giorno, un altro giornale, un altro cinema ed il vento sulla faccia tornando a casa in motorino.

Io e P. continuiamo a cercare un libro tra gli scaffali della libreria in cui siamo entrate.

…Un giorno, un giornale, un volto. Forse un ritorno…

In qualcosa bisogna pur credere.